Ho fatto le prime esperienze sul set e intorno alla macchina cinema in Sicilia poco più che ventenne.
Sono stato assistente alla regia di Roberta Torre nel periodo in cui era ancora una cortista: con lei ho anche condiviso progetti televisivi, come uno dei primi programmi tv sui cortometraggi, Onde corte, all’inizio degli anni ’90.
Nello stesso periodo ho collaborato con Ciprì e Maresco, insieme e separatamente, tra cinema, tv e festival cinematografici.
Il salto nel mondo del cinema ufficiale è avvenuto grazie alla fiducia prodromica nei miei confronti del cineasta Vito Zagarrio e al convinto sostegno del regista Beppe Cino che ha pensato di individuare in me un talento valido per la scrittura e la regia cinematografica: una volta giunto nell’ambiente a Roma è stato invece fondamentale il sostegno di Maurizio Argentieri, grandissimo fonico di presa diretta e premiato sound designer (David di Donatello, Nastro d’argento, Ciak d’oro) noto per le tante collaborazioni prestigiose, come quella con Bernardo Bertolucci, il quale ha creduto fortemente in me, sostenendo con forza e concretezza il mio esordio dietro la macchina da presa. Nel corso dell’attività registica invece godrò dell’appassionato e costante supporto di Fabio Olmi, figlio di Ermanno, direttore della fotografia per tantissimi film (tra cui Il mestiere delle armi e Basilicata coast to coast) firmati da importanti registi (Carlo Lizzani, Ermanno Olmi, Luca Guadagnino, Ricky Tognazzi, Vincenzo Salemme), vincitore di molti premi come David di Donatello, Nastro d’Argento, Ciak d’Oro, Premio Flaiano, Globo d’Oro.
Come regista ho realizzato cinque cortometraggi che hanno creato molto interesse nel pubblico e ancor di più in ambito mediatico. Ai miei film di breve durata sono state infatti dedicate diverse personali, organizzate anche in varie sale cinematografiche di tutta Italia, mentre alcuni di loro hanno avuto regolare ed estesa programmazione. L’impatto sui media è invece testimoniato dalla corposa rassegna stampa e soprattutto dalle tante volte che sono stato ospitato dalle emittenti televisive nazionali per parlare dei miei lavori cinematografici.
Fin da subito e nel corso del tempo ho ricevuto diverse proposte di girare dei lungometraggi, con l’offerta di contratti importanti anche sul piano economico, rifiutandoli però tutti, perché i produttori intendevano esercitare intromissioni nella mia creatività. Inoltre ho sempre rifiutato tutte le forme di censura che hanno tentato costantemente di impormi a causa delle tematiche forti da me trattate e del mio stile provocatoriamente aggressivo e mordace.
Ho preferito quindi girare cinque piccoli film di breve durata in totale libertà espressiva piuttosto che realizzare anche un solo lungometraggio sottostando a imposizioni che avrebbe leso la mia integrità umana e artistica.
Filmografia
1995
Legami di sangue
1997
Blue(s)
N.Y.
Spirale -The movie
1998
Alla luce del giorno
Regie Cinematografiche
Guarda lo show-reel dei cortometraggi con gli spezzoni dei film:
show-reel cortometraggi di Domenico Liggeri from Domenico Liggeri on Vimeo.
Legami di sangue
Soggetto, sceneggiatura, regia: Domenico Liggeri
Fotografia: Aldo Marchiori
Operatore: Adriano Mancori
Sound designer: Maurizio Argentieri
Montaggio: Alessandro Cerquetti
Scene e costumi: Manuela Fidenzi
Musiche: Uzeda
Produzione: Camera Service
Interpreti: Valentina Lainati, Anna Orso, Gabriella Armeni
Durata: 14′
Anno: 1995
Formato: pellicola 35mm, Dolby Stereo
La storia
Conflitti generazionali tra madri e figlie dai toni esasperati e grotteschi; una ragazza in fuga dopo una rapina andata male si rivolge (dopo anni di silenzio) alla madre per chiederle aiuto, perché certi legàmi è impossibile scioglierli, specialmente se sono scritti con il sangue… Ma anche la madre della ragazza ha un conto in sospeso: c’è di mezzo un inquietante frullatore…
Note
Esordisco come regista cinematografico nel 1995, scrivendo e dirigendo il cortometraggio in pellicola Legami di sangue.
Frutto del furore giovanile di un ragazzo di appena venticinque anni, quale ero allora, è il tentativo di una critica radicale e virulenta all’istituto della famiglia classica tradizionale, nonché di una spietata analisi dei contorti rapporti tra madre e figlia e in generale della cattiveria femminile, resa con un’iperviolenza simbolica ma urticante e molto sopra le righe, tanto da sfociare nel grottesco parossistico e perfino in una forma di esacerbata comicità assurda: film che però è anche, sotto traccia, un atto d’amore verso le donne, tanto che gli uomini sono completamente assenti, così come nessuna forma di vita è presente nell’opera a parte le tre protagoniste.
Il film è stato presentato in concorso al Festival Internazionale di Locarno nella sezione Pardi di domani (inserito in una selezione dei migliori corti degli anni ’90) e – tra gli altri – ai festival di Bellaria, Torino Giovani, Hannover (Germania), Friburgo (Svizzera) e Capalbio; è stato proiettato in decine di città in quasi tutte le regioni italiane, raccogliendo migliaia di spettatori.
E’ stato prodotto da esponenti dell’industria cinematografica per testare un nuovo sistema tecnologico di lavorazione che prevedeva una forte presenza dell’informatica e di macchine computerizzate soprattutto nella fase di edizione e di post-produzione: è stato infatti il primo lavoro di fiction montato in Italia con il sistema Lightworks, al tempo già usato negli Usa anche da Quentin Tarantino e Oliver Stone.
Ha richiesto due giorni di riprese, effettuate a Roma: gli esterni sono stati girati in una cava alla periferia della città, gli interni negli studi dell’Istituto di Stato per la Cinematografia e la Televisione “Roberto Rossellini”. Tra il giorno delle riprese degli interni e quello degli esterni sono trascorse oltre tre settimane di tempo, poiché la troupe si era prestata a lavorare a titolo gratuito, quindi occorreva attendere che tutti coloro che la componevano fossero liberi da impegni.
Diverse emittenti televisive nazionali si sono proposte per l’acquisto e la messa in onda di questo corto, salvo poi rinunciare a causa di veti censori imposti dai programmatori delle reti in questione; ne sono tuttavia andati in onda alcuni significativi spezzoni nell’ambito dei vari servizi giornalistici dedicati a questo film, tra cui uno molto elogiativo da parte di Tele+ a conclusione del festival di Bellaria del ’95.
Blue(s)
La storia
Lui sta per rapinare un negozio d’abbigliamento, lei è dentro lo stesso esercizio commerciale che prova l’abito da sposa: il loro incontro casuale potrebbe cambiare le vite di questi due giovani insoddisfatti.
Insieme, provano a fuggire dalle loro realtà: ma verso dove?
Ritmo furibondo, adrenalina e tanta musica: la colonna sonora infatti contiene ben dieci brani in dieci minuti di narrazione cinematografica, firmati da future star come Carmen Consoli, Prozac+ e Afterhours, artisti scelti e coinvolti personalmente da me.
E’ l’inizio del mio lungo connubio con il grande direttore della fotografia Fabio Olmi, formatosi alla scuola del padre Ermanno.
Regia: Domenico Liggeri
Soggetto, sceneggiatura: Marco Ponti
Fotografia: Fabio Olmi
Montaggio: Paolo Cottignola, Stefano Lana
Musiche: Carmen Consoli, Prozac+, Afterhours, Scisma, (P)itch, Soon, Interno 17, Puertorico, Meathead, Wellen
Interpreti: Albertino, Valentina Lainati, Paola Maugeri, Fargetta, Isabella Santacroce, Pierluigi Diaco
Produzione_: Movidea
Durata: 10′
Anno: 1997
Formato: pellicola 35mm
Note
La mia seconda regia, a ventisette anni, voleva cogliere quel senso di spaesamento di cui cominciavo a vedere affetta la mia generazione, estremizzandone le indecisioni circa le direzioni da prendere: così i due protagonisti sono incapaci di portare a termine i propri progetti di vita appena avviati, sia che si tratti di affrontare il proprio disagio a muso duro con una metaforica pistola in mano, sia di mettere al sicuro la propria sensibilità con il rassicurante classico rifugio del matrimonio.
Girato a Salerno, questo film cortometraggio è nato da un progetto che vedeva la collaborazione della società di produzione Movidea con Sacis-Rai, Scuola di Tecniche Narrative Holden di Alessandro Baricco (per la sceneggiatura), Ipotesi Cinema di Ermanno Olmi (per la parte tecnica); Rai Trade ne ha curato la distribuzione e la vendita in Italia e all’estero, dove è stato presentato in catalogo Rai in occasione dei più importanti mercati internazionali dell’audiovisivo.
Il cast artistico, a parte la protagonista Valentina Lainati, è formato – per scelta precisa – da non attori: Albertino è uno dei più importanti e famosi dj italiani, come il collega Fargetta di Radio DeeJay che in questo film fa una breve apparizione; Paola Maugeri è una conduttrice radiofonica e televisiva, già volto di Italia Uno prima e Mtv e La7 dopo, oltre a essere al tempo la cantante dei Puertorico; Isabella Santacroce è una nota scrittrice italiana: ha pubblicato per Castelvecchi, Einaudi e Mondadori; Pierluigi Diaco è un conduttore televisivo e radiofonico.
Casting e colonna sonora sono stati curati personalmente da me.
Il soggetto è firmato da un esordiente Marco Ponti, il quale in futuro avrebbe scritto e diretto film come Santa Maradona, Io che amo solo te e La cena di Natale: all’epoca Ponti era allievo della citata scuola di Baricco, dove sarebbe diventato docente. Pure il montatore Paolo Cottignola ha un’importante storia personale nel cinema italiano, riconosciuta anche dalla vittoria di un David di Donatello. Curiosa coincidenza, sia Ponti che Olmi e Cottignola hanno vinto il David di Donatello nel medesimo anno, il 2002.
N.Y.
Soggetto, sceneggiatura, regia: Domenico Liggeri
Fotografia: Fabio Olmi
Montaggio: Nicola Barnaba
Musiche: (P)itch
Interpreti: Selen, Alessandra Gismondi, (P)itch
Produzione: Mad Production
Durata: 7′
Anno: 1997
Formato: pellicola 35mm
La storia
Durante un concerto del vero gruppo (P)itch, un fan si innamora della cantante, interpretata da Selen, ma lei è invece innamorata dell’amica Alessandra e così respinge la corte del suo ammiratore.
Il fan respinto allora si vendica ferocemente di Selen, investendola con l’automobile e stroncandole in questo modo la carriera.
A questo punto l’amica Alessandra prende il posto di Selen nel gruppo musicale e pure nelle attenzioni del folle ammiratore. Ma Selen medita vendetta…
Note
Sempre nel ’97 ho scritto e diretto il cortometraggio in pellicola N.Y..
Mettere Selen sulla sedia a rotelle voleva essere una demistificazione caustica della mercificazione dei corpi e del sesso operata dalla pornografia, per quanto quel genere di espressione mi abbia sempre lasciato indifferente: l’attrice infatti la conoscevo soltanto di fama e mi è stata proposta perché concittadina e amica della vera cantante dei (P)itch.
Al tempo stesso l’ironia voleva colpire il montante machismo e l’agghiacciante ridicolo esibizionismo frutto della vanità maschile.
Lo spunto è stato ispirato dal caso vero di una bella donna paralitica statunitense che rivendicava il diritto di esibire la propria nudità anche su una sedia a rotelle dalle pagine della rivista Playboy.
La storia che ne ho tratto voleva essere anche un graffio sarcastico verso l’ipocrisia e il falso pietismo che circonda spesso la questione degli handicap fisici.
Girato a Ravenna e dintorni, è il primo prodotto del progetto Film-Clip, teso a creare un genere che unisse il cinema e i videoclip. Questo lavoro è stato infatti realizzato in due versioni: una cinematografica e una televisiva consistente in un videoclip tratto dallo stesso corto. La versione videoclip è una porzione del cortometraggio, estratta dalla parte centrale, quella in cui è presente come audio soltanto il pezzo musicale Neil Young dei (P)itch.
Selen è stata una delle più celebri pornostar del mondo: questo è stato il primo film non hard in cui ha recitato e nel quale non è apparsa integralmente nuda.
Il cortometraggio è stato in distribuzione per interi mesi in diverse sale cinematografiche in tutta Italia, trattato dagli esercenti con la stessa dignità di un lungo. Molte sale l’hanno preso in tenitura, ovvero mantenendolo in programmazione per diverse settimane, proiettandolo quotidianamente prima dei lungometraggi (il mio piccolo N.Y. in alcuni cinema è stato proiettato anche insieme al kolossal Titanic).
Questo corto ha contribuito ad attirare pubblico nelle sale, sia per effetto del passaparola che dei mezzi di informazione che ne hanno molto parlato: articoli su tale opera sono infatti usciti su Panorama, Max, La Repubblica, RockStar, Musica! di Repubblica, Mucchio Selvaggio, Jam e altri ancora, mentre in televisione ampio spazio è stato dedicato al corto da Italia Uno (Le notti dell’angelo), Tmc2 (Help di Red Ronnie), Tele+, RaiSat.
Nelle sale cinematografiche questo corto è stato visto da decine di migliaia di spettatori.
Si tratta della prima opera del progetto che ho chiamato Film-Clip, una commistione tra cinema e videoclip, sia dal punto di vista del linguaggio che produttivo, portando la discografia a ottenere per sé il prodotto promozionale videomusicale e al tempo stesso a contribuire alla realizzazione di opere cinematografiche.
Spirale – The movie
La storia
In uno stile che mischia docu-fiction misto e cinema on the road, le disavventure tragicomiche di una vera rock band, con i musicisti del gruppo che interpretano loro stessi mentre si trovano realmente in tournée in Sardegna.
Tra impedimenti di tutti i tipi, raggiungere il palco sul quale esibirsi si rivelerà per i Soon un’impresa tutt’altro che facile…
Soggetto, sceneggiatura, regia: Domenico Liggeri
Collaborazione a fotografia e regia: Riccardo Mazzon
Montaggio: Patrizia Grossi
Musiche: Soon
Interpreti: Soon
Produzione esecutiva: Domenico Liggeri per Ipotesi S.I.R.E.
Produzione: Mercury/Black Out
Durata: 15′
Anno_: 1997
Formato: Betacam
Note
Pur con la formula del sorriso e lo stile dell’avventura, vuole raccontare il clima di allegria ma anche di fatica che avvolge l’attività dei musicisti, soprattutto quando devono affrontare imprevisti e disagi della vita di strada, immancabili nei tour delle band emergenti.
E’ stato girato in Sardegna in due giorni, in video, con budget bassissimo, sulle strade che dal porto di Cagliari conducono alle miniere di Iglesias.
E’ il frutto di quasi otto ore di riprese che mescolano realtà documentaristica a finzione vera e propria.
Questo cortometraggio è il secondo prodotto del progetto Film-Clip che mira a realizzare lavori che mescolino il linguaggio del cinema a quello della musica e del videoclip. In questo caso il film-clip è stato progettato come una forma alternativa per la promozione di un intero album – Spirale – e non soltanto di un singolo brano. Questo cortometraggio veniva proiettato dai Soon nell’ambito dei loro concerti.
Alla luce del giorno
Soggetto, sceneggiatura e regia: Domenico Liggeri
Interpreti: Brigitte Christensen, Marco Di Stefano, Valentina Lainati
Fotografia: Fabio Olmi
Make-up, costumi_ Claudia “Patti” Straface
Scenografia: Rita Altarocca
Produzione: Amandola ’98 – Festival Internazionale di Teatro
Produttore esecutivo: Avelio Marini
Organizzazione generale: Giorgio Antognozzi
Durata: 10′
Anno: 1998
Formato: pellicola 35mm, B/N, muta
La storia
Una ragazza emarginata che vive per strada esce dal cassonetto dell’immondizia dove ha riposato per cercare ulteriore riparo dentro un capannone industriale.
La sua debolezza e l’impossibilità fisica di reagire scatenano i più bassi istinti di un passante, un elegante manager cinico e brutale che la vede strisciare per terra: invece di provare pietà per quell’essere inerme, decide di abusarne.
La violenza sessuale dell’uomo trascenderà in lucida e metaforica follia, ma in questa fiera del cinismo criminale, la vetta verrà toccata da una spazzina che inizialmente apparirà come religiosissima, rivelandosi invece bigotta, ipocrita e senza cuore.
Note
Nel ’98 scrivo e dirigo il cortometraggio in pellicola Alla luce del giorno, film muto in bianconero, prodotto dal Festival Internazionale di Teatro di Amandola.
Con questa opera ho aderito al manifesto estetico Dogma ’95 promosso dal regista danese Lars von Trier. Non a caso due degli attori protagonisti, Brigitte Christensen e Marco Di Stefano, hanno insegnato in Danimarca nella stessa scuola di cinema in cui è stato docente proprio von Trier.
E’ una personale, intima, amara riflessione sulle contraddizioni delle religioni, fatte esplodere in una violenza sorda, dove pietas e umanità esistono soltanto in forma di simulacri e icone sacre, totalmente assenti invece dall’animo degli esseri umani che qui, cinici e dolenti, attraversano indifferenti le miserie che stanno loro intorno. In questa aridità tutti pari sono, il manager sprezzante per definizione e la pia donna buona soltanto per convenzione sociale.
Il film rappresenta un esperimento di cinema estremo, sia sotto il profilo tecnico che emotivo: tutto il corto è stato infatti girato in sei ore interamente su un unico rullo di pellicola e montato in macchina, ovvero direttamente in fase di ripresa. Significa che il film è stato girato tutto di seguito e che è stato sviluppato e stampato senza eseguire il benché minimo intervento o taglio sulla pellicola del girato. La pellicola ha mantenuto così tutte le sporcature dei cosiddetti fermo macchina, cioè le sfiammate dello stop e del riavvio del motore della cinepresa. Infatti non si tratta di un piano sequenza unico ma di un’opera girata in sequenza: sono stati previsti e realizzati stacchi tra un’inquadratura e l’altra, cambiando ogni volta il taglio del quadro e di conseguenza l’obiettivo con cui realizzarlo, ottenendo così – in corso d’opera – una scansione del narrativa e una sorta di editing in tempo reale del film direttamente mentre lo si girava.
Per gli attori e la troupe ha quindi significato la totale impossibilità di commettere errori, poiché non si poteva ripetere niente una seconda volta.
Del film si sono occupati giornali come Ciak, Panorama, Duel, L’Unità (con una lunga intervista) e il programma Onda Anomala di RaiTre. Il film è stato girato ad Amandola, suggestivo centro di poche migliaia di abitanti che si trova abbarbicato sui Monti Sibillini, in provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche, dove si svolgeva un importante festival di teatro sospeso tra anima alternativa e sperimentale, tra artisti di strada e performance d’avanguardia.